La cerimonia del tè (Cha no yu in giapponese) è una delle arti tradizionali zen più note e consiste nel preparare e bere il tè verde secondo procedure e gesti ben definiti, codificati in maniera definitiva nel XVI secolo dal monaco buddista Sen no Rikyu. Ciò che differenzia la cerimonia con qualsiasi altro rituale legato al consumo del tè nel mondo sta nella finalità del rito, volta non tanto alla mera preparazione del tè quanto ad apprezzare l’ospitalità e a raggiungere un senso di pace interiore che possa favorire la meditazione. Tradizionalmente si svolge all’interno delle chashitsu, sale da tè con pavimenti in tatami e/o con vista su giardini in stile giapponese.
BREVI CENNI STORICI
Secondo gli storici la pianta da tè è originaria della Cina, dove veniva coltivata per scopi terapeutici sin dall’antichità. Fu introdotta in Giappone nell’ottavo secolo, in particolare sarebbe stato il monaco Eisai Myoan a portare il tè in patria di ritorno dal suo secondo viaggio in Cina. L’invenzione della cerimonia del tè giapponese è invece attribuita a Murata Juko, il quale diede origine allo stile wabi-cha, che trasformò il rito cinese della preparazione del tè in una cerimonia autonoma.
Fu poi il monaco Sen no Rikyu a revisionare tale stile dando vita alla moderna cerimonia del tè. Egli perfezionò e codificò le regole da rispettare, gli utensili da utilizzare e il cibo da consumare prima del tè, progettò la prima stanza da tè indipendente dal resto dell’abitazione, la chashitsu, e stabilì i quattro aspetti principali della cerimonia: armonia, rispetto, purezza e tranquillità. Oggigiorno in Giappone esistono varie scuole di cerimonia del tè, ognuna col proprio stile: Ura Senke, Omote Senke e Mushanokoji Senke. La nascita e lo sviluppo della cerimonia trovano quindi origine nei monasteri buddisti, dove il consumo del tè aveva il duplice compito di mantenere svegli i monaci durante le lunghe ore di meditazione e di aiutarli nella ricerca della pace interiore.
COME SI SVOLGE
Prima di accedere alla sala da tè bisogna lavarsi le mani accuratamente. Solitamente le entrate sono ribassate, in modo che per entrare occorra abbassare la testa in segno d’umiltà. Una volta entrati ci si siede in posizione seiza nel posto assegnato; tra gli ospiti ci può essere un ospite d’onore che prenderà posto vicino alla tokonoma, ossia una piccola alcova rialzata dove sono appese le emakimono, fiori recisi disposti secondo l’arte ikebana e bonsai.
La stanza da tè standard è costituita da quattro stuoie di tatami e mezzo e ospita fino a cinque persone; nel caso il rituale coinvolga più persone vengono utilizzate delle stanze più grandi chiamate hiroma. Dapprima si inizia con un pasto leggero a base di cucina kaiseki, seguito da una tazza di tè denso (koicha). L’intera cerimonia dura qualche ora ed è riservata a eventi particolari, oggigiorno i pacchetti per turisti prevedono di procedere direttamente con la terza e ultima fase del rituale, nella quale viene preparato e degustato il tè leggero (usucha).
Durante la cerimonia viene consumato il tè al matcha, una varietà di tè verde rinomata per gli innumerevoli benefici che apporta all’organismo. Prima di bere l’usucha è tradizione consumare un dolce così da attenuarne l’amarezza. Il primo invitato prende la tazza e la fa ruotare per esporre lo shomen (decorazione) in direzione del teishu (maestro della cerimonia), beve con sorsi brevi, pulisce il bordo della tazza e la ripone dinnanzi a sé; la tazza viene poi lavata dal teishu e si prosegue così con gli altri ospiti.
Al termine della cerimonia, quando tutti hanno bevuto il tè, il primo ospite chiede di esaminare gli utensili utilizzati come il natsume (contenitore del tè), il chasen (frullino di bambù) e il chashaku (cucchiaino di bambù). Ogni attrezzo è scelto in base alle circostanze e occupa una posizione ben definita. Infine viene osservata al tazza, rigirandola tra le mani e chiedendo informazioni sul maestro che l’ha creata, l’epoca e lo stile di appartenenza. Da notare che durante la cerimonia si utilizza un frasario ben preciso.
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