Tatuaggi in Giappone

L’irezumi, ovvero l’arte dei tatuaggi, vanta una storia antichissima in Giappone: si ritiene infatti che i primi tatuaggi venissero utilizzati a scopo decorativo e spirituale già nel periodo Jomon (dal 10000 a.C. al 300 a.C.).

Quest’arte viene tuttora praticata dagli Horishi, tatuatori specializzati nella tradizionale tecnica tebori, che consiste nel tatuare a mano utilizzando degli aghi d’acciaio di dimensioni piuttosto grandi, fissati ad una bacchetta di bambù o di altri materiali (oggi si preferiscono il titanio o l’acciaio per ragioni igieniche). Come è facile immaginare, questa tecnica è veramente dolorosa e richiede molto tempo, ma permette di realizzare disegni con gradazioni di tonalità molto difficili da ottenere con altri sistemi.

 

PERCHÉ NON SONO BEN VISTI?

Nonostante questa antica tradizione, in Giappone i tatuaggi (e di conseguenza le persone tatuate) hanno un differente impatto culturale sulla società rispetto al resto del mondo. I tatuaggi sono infatti associati alle organizzazioni mafiose, poiché tra gli affiliati è pratica comune tatuarsi l’intero corpo. Ovviamente i tatuaggi non sono un’esclusiva dei criminali, specie in tempi moderni sempre più giovani ragazzi fanno sfoggio di tattoo solo per ragioni estetiche, ma questo fino ad oggi non è servito ad abbattere i pregiudizi.

Oltre all’associazione con la Yakuza (mafia giapponese), ci sono altre ragioni storiche che hanno contribuito a rafforzare l’immagine negativa dei tatuaggi. All’inizio del Periodo Edo (1603-1868), i tatuaggi venivano utilizzati per marchiare i criminali. Questo modus operandi relegava questi soggetti ai margini della società, estromettendoli a vita dalla stessa. L’usanza fu bandita dai governanti solamente verso la fine del XIX secolo, per il timore che questa pratica venisse considerata barbarica dagli stranieri che iniziarono ad arrivare nel paese. Seppur le leggi dell’epoca vietassero ai nativi di tatuarsi, nei confronti dei forestieri non veniva applicata alcuna restrizione, e proprio per questo motivo molti marinai si facevano tatuare dagli artisti giapponesi, che continuarono a prosperare.

 

creative commons: elmimmo

ZONE OFF-LIMITS

Le persone tatuate (turisti compresi), sono soggette a delle limitazioni. Se siete tatuati potreste infatti vedervi negare l’accesso a onsen, spiagge pubbliche, palestre, centri benessere, piscine ed altre strutture. Questi luoghi sono considerati luoghi di relax e benessere psicofisico e la vista dei tatuaggi, secondo i giapponesi, potrebbe turbare la serenità e la tranquillità dei clienti paganti.

Non importa se il vostro tatuaggio è piccolo e si vede a malapena, bisogna adeguarsi alla politica adottata dalla struttura, pertanto vi consiglio caldamente di informarvi in anticipo per evitare spiacevoli sorprese. Tranquilli, se il vostro tatuaggio è piccolo potete coprirlo con un cerotto o dei prodotti appositi e nessuno avrà nulla da ridire. Discorso diverso se il vostro tatuaggio sia troppo grande per essere coperto, in questo caso in alcuni onsen potrete riservare una stanza privata, senza incorrere in restrizioni.

Siccome nell’immaginario collettivo i tatuaggi sono collegati al mondo della criminalità, vi consiglio di non metterli troppo in mostra i quando siete in viaggio in Giappone. Se ad esempio venite sottoposti ad un controllo dalle autorità locali e portate dei tatuaggi in bella vista, potrebbero trattenervi per ulteriori controlli e secondo me non ha senso incappare in simili perdite di tempo.