Pellegrinaggio di Shikoku

Il Pellegrinaggio di Shikoku è il più importante circuito religioso del Giappone e tocca 88 templi sparsi nelle quattro prefetture dell'isola di Shikoku. Questo cammino permette di entrare in contatto con la cultura e la storia del paese attraverso 1200 km carichi di spiritualità e tradizione. È associato alla figura di Kobo Daishi (774-835), il fondatore del buddismo shingon: la tradizione vuole che il monaco si sia ritirato a meditare e pregare in ognuno dei templi e che abbia diffuso la dottrina buddista, allora praticata solo dai ceti più ricchi, tra la gente comune.

Per i giapponesi è un percorso molto sentito e, anche se sono sempre meno quelli che lo fanno a piedi, ogni anno moltissimi pellegrini si mettono in marcia per svariati motivi: c’è chi effettua il pellegrinaggio per ragioni ascetiche o mistiche e chi per semplici ragioni turistiche, un po' come avviene in Europa per il Cammino di Santiago.

 

BREVI CENNI STORICI

Le origini del pellegrinaggio sono avvolte nel mistero e tuttora oggetto di discussione tra gli storici: i primi documenti che lo riguardano risalgono tuttavia al Periodo Edo (1603-1868). Nel corso dei secoli il tracciato originale venne modificato con l'introduzione di nuovi templi fino ad originare il percorso odierno. Dopo la Seconda Guerra Mondiale la popolazione era così povera che il pellegrinaggio subì una battuta d'arresto: templi e rifugi vennero abbandonati, lasciati a deteriorarsi in quanto il denaro che avevano dipendeva dalle donazioni dei pellegrini. Negli anni '50 e '60, con il boom economico del Giappone, un numero sempre maggiore di persone iniziò ad intraprendere di nuovo il cammino e i templi vennero così restaurati.

 

CARATTERISTICHE DEL CAMMINO

Il cammino si snoda su 1200 km che portano a fare il giro dello Shikoku in senso orario, anche se non c’è un itinerario preciso da seguire. Per tradizione e praticità logistica si inizia il pellegrinaggio partendo dal Tempio Ryozen-ji, che rappresenta anche il punto di arrivo. Si può fare anche in senso opposto, ma la difficoltà sta nella quasi totale assenza di indicazioni “contro mano”. Il tracciato si sviluppa principalmente su asfalto, ma in parte anche su sentieri boschivi poiché alcuni templi si trovano sulla cima di una collina o di una montagna. Se si decide di fare il percorso a piedi bisogna avere una buona forma fisica e la costanza di camminare con qualsiasi condizione climatica: pioggia, vento o al contrario sole e caldo asfissiante. In linea di massima ci vogliono due mesetti per portarlo a termine, anche se i pellegrini più moderni si spostano con l'aiuto di mezzi a motore quali autobus, moto e taxi riducendo notevolmente le tempistiche. Non abbiate paura di perdervi, il tracciato è sempre ben segnalato, a volte con indicazioni ufficiali e altre volte in modo più spartano ma pur sempre efficace.

Non tutti quelli che scelgono di fare il pellegrinaggio a piedi riescono poi a portarlo a termine. Questo accade poiché durante una fase del cammino si attraversa la Prefettura di Kochi, che spesso viene definita la "terra del diavolo". In questa regione le condizioni meteorologiche sono particolarmente avverse: in estate c'è un'umidità pazzesca, in primavera le piogge sono incessanti, in autunno c'è il rischio di trovarsi in mezzo ad un tifone e in inverno le temperature sono piuttosto rigide. Inoltre restare troppo tempo lontani dalla civiltà e in contesti dove la natura è predominante potrebbe essere deterrente per l’animo del pellegrino che poi abbandona il percorso.

Per organizzare al meglio il vostro itinerario vi consiglio di leggere il libro Shikoku Japan 88 Route Guide, una vera e propria enciclopedia con mappe, informazioni varie (hotel, numeri di taxi, rotte alternative) ed altri consigli utili. È indispensabile per chi non ha una buona conoscenza della lingua giapponese.

 

I PELLEGRINI

Per indicare i pellegrini in giapponese si utilizza la parola henro. Essi sono riconoscibili per gli abiti tradizionali che indossano, ovvero una veste bianca (hakui), un cappello piramidale di paglia, un bastone di legno (kongo-zue) ed una zudabukuro, una borsa a tracolla che serve a portare tutti gli oggetti di uso comune (guide, incensi, ecc.).

Molti pellegrini dispongono di un libro dei timbri (No Kyocho), e ad ogni tempio si fanno apporre due timbri (uno del tempio e uno con il simbolo di Kukai). Un altro oggetto tipico è l'osamefuda, un foglietto su cui vanno riportati il nome, la provenienza ed il desiderio che spinge alla preghiera: va donato uno ogni tempio ed uno ad ogni persona che vi fa regali lungo il percorso. È inoltre usanza scambiarseli con gli altri pellegrini che si incontrano. Tutte queste cose possono essere facilmente acquistate nella prima tappa, al tempio Ryozen-ji.

 

RITUALI AL TEMPIO

Ogni volta che si sopraggiunge al cospetto di un tempio vi sono dei precisi rituali da svolgere:

  • Ingresso principale: come prima cosa, sotto la porta principale del complesso, congiungete le mani ad altezza del cuore ed effettuate un inchino.
  • Vasca per la purificazione: procedete in direzione della vasca e usate i piccoli mestoli presenti per lavarvi mani e bocca, un gesto che serve a sciacquare via dal corpo le impurità del mondo profano.
  • Torre della campana: suonate la campana per avvisare del vostro arrivo.
  • Tempio principale: accendete un incenso di fronte al tempio principale, dopodiché recitate i sutra a mani giunte. Il sutra più comune e importante è il Sutra del Cuore.
  • Daishi-do: dopo aver recitato le preghiere procedete verso il Daishi-do, dove va ripetuto lo stesso rituale effettuato al tempio principale per rendere omaggio a Kobo Daishi.
  • Saluto: prima di uscire, ripetete la stessa procedura iniziale, a mani giunte, voltati verso il tempio principale.

 

DOVE MANGIARE E DOVE DORMIRE

Per mangiare ci si può affidare ai conbini che si incontrano in qualsiasi villaggio dell'isola. Non mancano nemmeno i ristorantini dove gustare alcuni piatti regionali come gli udon. Si trovano inoltre numerosi distributori automatici lungo il cammino che vendono principalmente bevande analcoliche. Una peculiarità del pellegrinaggio è l'o-settai, ossia una forma di supporto della gente locale nei confronti dei pellegrini. Non è raro trovarsi di fronte degli sconosciuti che offrono cibo e bevande per rendere il cammino più piacevole.

Lungo il percorso non mancano locande che offrono ospitalità ai pellegrini. Per dormire ci sono soluzioni per tutte le tasche, dai ryokan alle minshuku (locande in stile giapponese) con sistemazioni a partire da 4.000¥/notte. È consigliata la prenotazione in anticipo, soprattutto nei periodi di alta stagione quando potreste trovare tutto occupato. In alternativa ci sono dei piccoli alberghi chiamati zenkonyado tsuyado, ma entrambi sono posti dove si può solo dormire. Queste strutture spesso non brillano per qualità e le stesse stanze per gli ospiti sono piccolissime, ma prendono in cambio solo una piccola offerta o sono addirittura gratuite.

 

COME ARRIVARE

Il primo tempio si trova a Naruto e si chiama Ryozen-ji, anche se come ho già spiegato non ci sono regole ufficiali che dichiarino dove iniziare o finire il cammino. Molti partono da qui per tradizione e convenienza logistica.

Se partite da Tokyo, il modo più rapido per arrivare a Naruto è con l'aereo: dall'aeroporto di Haneda partono voli giornalieri diretti al Tokushima Airport. Una volta atterrati prendete l'autobus in partenza dalla fermata numero 2 che fa la spola tra l’aeroporto e Naruto Station (15 min, 280¥/tratta).

Da Naruto Station prendete il treno fino ad Ikenotani Station, quindi trasferitevi su un altro treno e scendete a Bando Station. Il viaggio può essere coperto dal JRP e dura 30-45 minuti. Se non disponete del pass il costo è di 260¥/tratta. Da Bando Station il tempio dista una decina di minuti a piedi.

creative commons: Simon Desmarais